UN TETTO SOPRA LA TESTA

Stefano è un casco bianco in Uganda ormai da diversi mesi: generalmente si occupa del progetto FAO ma al momento collabora per la ristrutturazione degli immobili del "Centro Giovani Don Vittorio", sotto la direzione del Country Rapresentative Giorgio Lappo.
Una volta finita, verrà utilizzata come scuola per poter studiare ma non solo. Perché là se vuoi studiare non devi solo provvedere ai fogli, alle matite ma devi anche costruirti fisicamente il luogo. Segue la sua testimonianza.


Quanta sabbia serve per ogni sacco di cemento?
Quanti chili di cemento si possono trasportare sulla testa?
Quanti metri cubi può scavare un uomo in un giorno?
Mi chiamo Stefano, ho 29 anni e sono ingegnere da quattro. Sono a Moroto da ottobre, in qualità di casco bianco. Il mio compito qui è quello di seguire la costruzione di due edifici all’interno del compound: anche in Italia mi occupavo di edilizia, eppure non mi ero mai fatto domande del genere. Il fatto è che quello che sto facendo qui non ha nulla a che vedere con la precisione millimetrica che mi era richiesta in Italia.
Qui l’importante è avere un tetto sopra la testa: chi ha abbastanza soldi può permettersi una casa in muratura con il tetto in lamiera, anche se la maggior parte delle persone vive in case di legno e fango. Le lamentele dei clienti per delle sbavature di intonaco o per dei graffi sulle travi in legno mi sembrano così lontane.
Come dicevo sto lavorando all’interno del compound. Questa struttura è un punto di riferimento per la città di Moroto: tutti conoscono il centro “Don Vittorio”. Decine di bambini e ragazzi si danno appuntamento ogni pomeriggio per giocare a calcio o netball o per guardare un film nella Cinema Hall. Ma non c’è solo questo: all’interno del perimetro del compound abbiamo un asilo, un laboratorio veterinario ministeriale, spazi dati in prestito alla diocesi, magazzini, garage, una officina, uffici, perfino un recinto per gli struzzi e una pompa di benzina. Tutto questo è stato costruito anno dopo anno, con il contributo e la fatica di molti volontari. È un patrimonio preziosissimo per l’associazione e ancora di più per la città di Moroto, ma non è una realtà statica, anzi continua a evolversi.
In questo momento siamo impegnati su due fronti. Con una sovvenzione della provincia di Bolzano stiamo finalmente ristrutturando il laboratorio veterinario, che da tempo aveva bisogno di una risistemata. Via il tetto, abbiamo alzato la struttura di circa un metro e rifatto copertura e controsoffitto. Ora manca l’ultima imbiancata dentro e fuori per far tornare l’edificio come nuovo.
Contemporaneamente, proprio di fronte al recinto degli struzzi, abbiamo iniziato a costruire cinque aule, spazi preziosi per le attività del centro giovani o, chissà, forse una nuova scuola. In questo caso il contributo ci è stato dato da un privato. Stiamo lavorando da fine ottobre: plinti, fondazioni, muri, pilastri... ora siamo in attesa di installare le finestre e poi siamo pronti a iniziare con il tetto.
Ovviamente il mio contributo è solo una piccola parte del lavoro: ordino i materiali, verifico che tutto sia realizzato alla regola dell’arte e gestisco i pagamenti. Il lavoro duro, che da queste parti prevede ancora di sollevare sacchi di cemento da 50kg e di scavare a mano le buche per i plinti, lo fanno due ditte locali. I due costruttori Vincent e Simon abitano rispettivamente a Kangole e Kotido, mentre i lavoratori vengono da Moroto o da zone limitrofe. Il lavoro vero lo fanno loro, con le loro tecniche costruttive e utilizzando materiali locali. È anche questo un modo per creare sviluppo e crescita, economica ma anche di competenze.
Io mi limito a dare qualche suggerimento o, più spesso, a capire il perché da queste parti si costruisce così. Infatti adesso le risposte alle mie domande le conosco: rispettivamente
3 carriole
50 ma se non sei Karimojong non ci proverei
non più di uno.