I VOLTI DI AFRICA MISSION: GIOVANNI E ROSARIO

Dopo Daniele e Stefano, Camilla e Monica e Roberto, continuiamo a dare un volto a chi ogni giorno ci mette le mani e il cuore, sia in Uganda che in Italia.
Oggi vi raccontiamo il servizio di Giovanni Mainetti e Rosario Milazzo. Giò, cresciuto in terra africana e che a 22 anni sceglie di partire come volontario e Ros che da Pietraperzia, un piccolo paese in provincia di Enna, sceglie il Servizio Civile. Entrambi si trovano a lavorare nel settore Water & Sanitation, ovvero il settore acqua, e in modo particolare portano avanti il progetto finanziato da CEI (Conferenza Episcopale Italiana) che riguarda la perforazione di 60 pozzi d’acqua potabile in 3 anni (2015-2017) e di 300 riabilitazioni, nonché programmi di sensibilizzazione e formazione sia nelle scuole che nelle comunità karimojong, in modo particolare la formazione di 75 meccanici di pompa. Giovanni continua ancora oggi il suo servizio, mentre Rosario ha terminato il Servizio Civile a settembre 2016, ma continua ha portare il messaggio di Africa Mission nella sua bella Sicilia.

Il progetto in poche righe
Come accennato sopra, il progetto CEI riguarda la perforazione di 60 pozzi entro il 2017, di 300 riabilitazioni, di incontri di sensibilizzazione nelle scuole e nella formazione di 75 meccanici di pompa, il tutto al fine di conferire sostenibilità alla risorsa idrica in una terra dove tale risorsa è davvero un dono. Un progetto fondamentale in un settore che è colonna portante di AMCS. Un progetto ambizioso e che oggi porta dei risultati tangibili: 40 nuovi pozzi perforati, 200 riabilitazioni e 50 meccanici formati.

Quali difficoltà hai incontrato durante il tuo servizio?

Giovanni
“Inizialmente la difficoltà è stata inserirmi nel progetto perché non mi sentivo molto competente e soprattutto avevo in parte la responsabilità di gestire un team di adulti con molta più esperienza di me. Questa è stata la grande ricchezza, imparare da loro, ogni giorno sul campo”.

Rosario
“La difficoltà maggiore l’ho riscontrata nel costruire relazioni autentiche con lo staff locale e con le persone del luogo, a causa delle barriere culturali. Solo dopo aver familiarizzato con la loro cultura e dopo aver assorbito alcune dinamiche a noi lontane, ho iniziato a sentirmi incluso nella popolazione karimojong. Le difficoltà vissute nel progetto sono dovute principalmente alle tempistiche e al raggiungimento degli obiettivi”.

Che cosa porti a casa?
(A questa domanda risponde solo Ros perché Giovanni sta ancora vivendo il suo servizio in Karamoja)
“L’esperienza mi ha dato maggior consapevolezza che ogni essere vivente sulla terra è strettamente connesso all’ambiente in cui cresce, questo ne modella la forma fisica e spirituale. Per questo è fondamentale conoscere sempre il contesto da cui si proviene, senza fermarsi alle apparenze. Inoltre il lavoro mi ha insegnato a non schivare i problemi, ma affrontarli in quanto occasione di crescita”.

Grazie di cuore a Rosario per quanto ancora sta facendo e grazie a Giovanni per ciò che ha fatto e continua a fare ogni giorno. Buon cammino!