DON VITTORIONE UGANDA E ITALIA A VENT’ANNI DALLA MORTE LO RICORDANO CON LA PREGHIERA

A vent’anni dalla morte del suo fondatore il movimento Africa Mission-Cooperazione e Sviluppo prosegue il suo incontro con l’Africa. Lo fa senza sosta, continuando instancabilmente a credere, così come don Vittorio Pastori aveva gridato a gran voce nelle chiese d’Italia per tutto il corso della sua vita, che la differenza la fanno le persone.
Vittorio Pastori nacque a Varese il 15 aprile 1926. Il suo sogno nel cassetto, fin da bambino, era quello di diventare chierichetto e la chiesa e l’oratorio erano ben presto diventati la sua seconda casa. Nei primi anni Cinquanta Vittorio aprì un ristorante nella sua città, una fiorente attività commerciale divenne presto uno dei locali tipici più famosi della Lombardia e che lo tenne occupato per ben 15 anni. Il punto di svolta nella vita di Vittorio è però l’incontro con un prete, don Enrico Manfredini. Quando nel 1969 Manfredini divenne vescovo di Piacenza invitò Vittorio a seguirlo per curare l’amministrazione finanziaria della residenza vescovile, del seminario e di tutte le istituzioni diocesane. Insieme decisero di fare un viaggio in Africa. Visitarono l’Uganda, il Kenia, la Tanzania e altre terre appartenenti all’area Sub-Sahariana e rimasero colpiti dalla realtà che si disegnava di fronte ai loro occhi. Una volta a casa Vittorio e monsignor Manfredini decisero di fare qualcosa immediatamente. Perché, come soleva ripetere don Vittorione negli anni a seguire, “Chi ha fame ha fame subito”. La prima idea fu quella di dare l’opportunità a più gente possibile di vedere quello che stava succedendo laggiù: “Solamente vedendo coi propri occhi le persone possono capire certe situazioni”. Vittorio fondò così Africa Mission.
L’impegno missionario si consolidò dando origine a continui viaggi in Uganda per trasportare molti container carichi di beni. Nel 1982 Vittorio fondò il ramo tecnico operativo dell’organizzazione, l’Ong Cooperazione e Sviluppo che si insediò in due centri indipendenti a Kampala, la capitale, e a Moroto, il lontano distaccamento nel Karamoja.
Il 15 settembre 1984 Vittorio Pastori, a coronamento del sogno di una vita, fu ordinato sacerdote e continuò a portare avanti la sua missione a favore degli affamati e degli emarginati. Alternò lunghi periodi in Africa ad altri periodi in Italia, nei quali incontrò comunità, parrocchie, gruppi, associazioni in modo da sollecitare aiuto.
Il 2 settembre 1994, dopo un lungo periodo in ospedale, don Vittorio Pastori morì a Piacenza. Quello stesso anno aveva completato il suo 147esimo viaggio in Uganda.
In occasione del ventesimo anniversario della morte, i collaboratori, i volontari, i sostenitori, gli amici di Africa Mission-Cooperazione e Sviluppo delle sedi del movimento in Italia e in Uganda si sono uniti in preghiera in luoghi e momenti diversi, in un unico e commosso ricordo del fondatore.
Il 2 settembre Don Vittorio è stato ricordato a Moroto, sia nella celebrazione della Messa in mattinata in Cattedrale, presieduta dal Vescovo Emerito Mons. Ssentongo, sia nella Messa celebrata in serata al Centro Giovani.
Durante la Messa erano presenti tanti giovani visibilmente commossi che non hanno mai conosciuto don Vittorio personalmente ma attraverso la sua opera, come il Centro Giovani dove possono incontrarsi, condividere, giocare e pregare.
Anche la sede di Kampala ha ricordato il fondatore con una celebrazione presieduta da padre Marco Canovi.
Nella sede di Piacenza è stata co-celabrata una Messa da don Maurizio Noberini, don Silvio Pasquali e don Davide Maloberti. “La carità è l‘essenza del cristianesimo, bisogna agire e fare dei passi: così si assapora la bellezza del dono” queste le parole di Vittorione che don Maurizio Noberini ha voluto ricordare durante l‘omelia. Anche i volontari della sede di Bucciano hanno partecipato al ricordo di Vittorione con una Santa Messa.

Grazie a tutti i gruppi di amici di “Africa Mission-Cooperazione e Sviluppo” in questi giorni ricordano don Vittorio con la preghiera, sicuri che anche dalla casa del Padre continui a vegliare sul suo movimento e su chi nella sua memoria continua il lavoro da lui iniziato.