Diario di viaggio: la gioia della domenica!

Diario di viaggio: la gioia della domenica!

Domenica!!!Oltre a essere il terzo giorno di festeggiamenti per don Vittorio, è anche il giorno del Signore! Il nostro gruppo era presente alla messa celebrata in Cattedrale a Moroto. Anche se si parla una lingua totalmente differente e incomprensibile, non ci si sente esclusi; anzi addirittura la sensazione che provi è esattamente l'opposto. Betty ci spiega meglio cosa vuol dire tutto questo:

24 novembre

Ci sono tre cose che distinguono una messa karimojon da una messa "normale": la prima è la durata della liturgia che si allunga fin quasi a tre ore. Si arriva alle dieci e mezza in chiesa e prima delle tredici è difficile uscire. La seconda caratteristica è la lingua: il karimojon si parla e (quasi) non si scrive, è pieno di vocali e di erre e risulta assolutamente incomprensibile. La terza caratteristica è il senso profondo di comunità che si crea attraverso un rito e che risulta evidente a tutti. La spiritualità c'entra fin lì: in ballo c'è un senso di comunanza, la consapevolezza che qui da soli non si va da nessuna parte. Non ci si muove in solitudine ed è una delle prime cose che ho imparato venendo in Africa: che sia clan o tribù o famiglia non c'entra, conta riconoscersi in un insieme. In una messa karimojon il riconoscimento avviene attraverso gli abiti a fantasia, la lingua a volte spigolosa e a volte liquida della celebrazione, i canti continui intervallati da fischi fortissimi: è riconoscersi che fa sentire più sicuri, più tranquilli in una terra in cui il più delle volte il caso sembra l'assoluto padrone della storia

Betty Paraboschi