Da Adjumani l'accoglienza secondo Deborah
Pubblichiamo la testimonianza di Deborah Piccinno, program manager ad Adjumani, dove è attivo un progetto di emergenza incentrato sull'accoglienza e sulla formazione dei rifugiati sud sudanesi e congolesi.
Come va qui? Va tutto bene, anche se sono stati ovviamente dei mesi intensi per abituarsi al contesto, alla cultura e alla posizione lavorativa, però anche tanto stimolanti per la crescita personale e professionale. Soprattutto questi ultimi due mesi, che sono quelli in cui siamo entrati più nel vivo del progetto, mi hanno avvicinata concretamente ai nostri beneficiari e a quello che faremo insieme a loro: una sensazione molto bella quella degli ultimi incontri con loro per congratularci dei risultati delle selezioni. Sicuramente questa sensazione sarà ancor più accentuata l'anno prossimo, quando inizieranno i corsi. Per il resto, iniziamo a ritagliarci il nostro spazietto qui ad Adjumani, che mi piace molto così come molto belle sono le trasferte a Kampala dove si respira aria di "famiglia". Certo l'accoglienza che si vede qui è molto diversa rispetto all'Italia: chi arriva non viene percepito come nemico di cui avere paura, ma c'è un'accoglienza comunitaria diversa. Questo non vuol dire che non ci siano mai tensioni dovute alla condivisione delle risorse, ma è diverso.