Contesto settoriale

Settore acqua

La regione del Karamoja si estende su una vasta area nella parte nord-orientale dell'Uganda, per una superficie complessiva pari a circa 24 mila kmq (circa il 10% del Paese). Le più evidenti caratteristiche fisiche della regione sono le seguenti: una vasta superficie di erosione nota come "Karamoja plain", masse montagnose di origine prettamente vulcanica, che emergono aspre nella pianura, e ampi letti sabbiosi al cui interno si sviluppano, in modo discontinuo, i torrenti che formano il sistema idrico dell'altopiano.

Il clima in Karamoja è semi-secco, caratterizzato da un'unica stagione piovosa e da una lunga stagione arida. Complessivamente, si registrano in Karamoja circa 900 mm di pioggia all'anno, per quanto si sia avuto anche un minimo di 350 mm. Il regime delle piogge è monomodale, per cui esse sono circoscritte in un periodo di circa quattro mesi, che corrisponde a sua volta al tempo di crescita della vegetazione. Le precipitazioni si verificano prettamente in forma di scariche torrenziali poco estese. La stagione delle piogge ha generalmente inizio tra la fine di marzo e l'inizio di aprile, proseguendo con alcune irregolarità e toccando livelli minimi tra giugno e settembre – talvolta sino ai primi di ottobre – quando comincia la stagione arida. Questa è connotata da sporadiche precipitazioni fatta eccezione per i mesi di dicembre e gennaio (i più asciutti durante l'anno), laddove si ha una tendenza a maggiore piovosità in aprile e settembre di quanta se ne registri tra ottobre e marzo.

La carenza di acqua permanente di superficie è dovuta innanzitutto alla combinazione tra irregolarità delle piogge ed elevata evaporazione. I fiumi sono stagionali e seguono l'andamento delle precipitazioni, che si concentrano in pochi mesi dell'anno. Il fabbisogno minimo di acqua al giorno per persona è stimato a 20 litri (per bere, cucinare e lavare) ma in Karamoja, nonostante i numerosi pozzi perforati e riabilitati da Cooperazione e Sviluppo in oltre trent'anni, la maggior parte della popolazione ha a disposizioni in media solamente 5-6 litri di acqua al giorno. Anche il bestiame dipende dai pozzi, dall'acqua piovana o dai letti di fiume: basti pensare che nella regione vi sono 1.100.000 vacche che necessitano di 20 litri di acqua al giorno e 2 milioni tra capre e pecore che ne richiedono 5, ma la quantità di fonti accessibili è insufficiente.

Il carattere stagionale e quello occasionale della scarsa disponibilità d'acqua impongono alla popolazione karimojong uno stile di vita seminomade. Gli spostamenti vengono effettuati al fine di sfruttare al massimo le caratteristiche ambientali, prima fra tutte la risorsa idrica. 

Nel corso degli ultimi 30 anni sono stati effettuati da diverse agenzie, governative e non, interventi volti a garantire l'approvvigionamento di acqua potabile attraverso pozzi perforati o, ove possibile, sorgenti protette. Ciononostante l'obbiettivo dello "Statuto dell'acqua" ugandese di garantire ad ogni abitante una quantità minima di acqua potabile facilmente raggiungibile è, nel distretto di Moroto, ancora lontano. I progetti implementati, perlopiù a causa della mancanza di coordinamento locale, non sono riusciti a creare una situazione sostenibile relativamente alla salvaguardia e manutenzione delle fonti di acqua potabile. Molti pozzi che erano in grado di produrre sufficienti quantità di acqua, quantomeno in grado di soddisfare le necessità di consumo per l'uomo di alcuni villaggi, giacciono da tempo inutilizzabili a causa di guasti alla pompa di estrazione o semplicemente a causa dell'usura delle parti deperibili dei pur semplici meccanismi, costringendo gli abitanti a percorrere anche 10 km per procurarsi alcuni litri di acqua. 

Durante le visite periodicamente svolte da rappresentanti dell'ONG nei Distretti, le autorità locali, ai diversi livelli, hanno effettuato ripetute richieste di intervento sottolineando l'estrema difficoltà in cui versano, alcune Parish in particolare, a causa della mancanza di acqua potabile. Le conseguenze sul versante sanitario e sulla riduzione della capacità lavorativa e quindi produttiva hanno un effetto a cascata che si ripercuote su tutta la popolazione.

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