Don Sandro e l'incontro con don Vittorione.

Don Sandro e l'incontro con don Vittorione.

Don Sandro de Angeli è il curatore spirituale di Africa Mission-Cooperation and Development. In questa intervista racconta del suo incontro con don Vittorione, di come abbia iniziato a lavorare con il Movimento da lui fondato e delle nuove sfide in Karamoja.

"Ho conosciuto don Vittorione nel '93, quando venne ad Urbino. C'era tantissima gente ad ascoltarlo, era sicuramente un personaggio molto conosciuto. Mi ha colpito profondamente la sua passione per quel popolo, per l'Uganda e per il Karamoja in particolare. I poveri erano chiaramente al centro dei suoi pensieri e sentendolo parlare si percepiva la sua volontà di agire subito e di non aspettare che le cose si sistemassero da sole. Dalla sua testimonianza si poteva percepire il suo coraggio, aveva iniziato ad operare in Uganda ai tempi del colpo di stato di Amin Dada e quelli non erano certo tempi facili. Infine, ma non certo per importanza, una grande fede traspariva dal suo messaggio. 
Fu però solo due anni dopo che scesi in Uganda, nel dicembre del '95, invitato da Giovanni Paci, mio diocesano e già da tempo volontario del Movimento. Le cose in Karamoja erano molto diverse da adesso e fui molto colpito da quella realtà. Scesi infatti ancora l'anno seguente, per un mese, durante il quale prestai servizio a Loputuk, offrendo assistenza ai bambini malati. Da quel momento cominciai a scendere quasi tutti gli anni, dal 2000 iniziò il mio percorso di accompagnatore dei ragazzi del "Vieni e Vedi" e poco dopo fui nominato curatore spirituale del Movimento. Nel 2015 fui invitato dal vescovo di Moroto, mons. Damiano Guzzetti, a dargli una mano nella diocesi e due anni dopo fui nominato fidei donum, continuando comunque il mio servizio presso AMCD e abitando presso il compound. 
In questi anni, in Karamoja, ci sono stati molto cambiamenti e io per la maggior parte li considero positivi: innanzitutto c'è più sicurezza, la popolazione possiede meno armi, la situazione generale potrebbe essere considerato "pacifica". I pozzi che abbiamo perforato (più di mille) hanno permesso ai karimojong di avere fonti di acqua sicura, migliorando la situazione idrica. Inoltre, anche grazie ad AMCD, la popolazione non è più abbandonata a se stessa.
Credo che il punto di forza dell'associazione fondata da don Vittorione sia proprio la presenza: non ci siamo limitati a finanziare qualche progetto per poi spostarci in un'altra zona, ma abbiamo sempre puntato sulla necessità di esserci, di essere un punto fisso e questo i karimojong lo sanno e ce lo riconoscono. In generale, tutti i settori nei quali ci impegniamo sono i nostri punti di forza, ma personalmente ritengo fondamentale il progetto di perforazione pozzi e le attività indirizzate ai giovani, dall'asilo, allo Youth Centre, ai corsi di formazione: tutto questo permette ai giovani di aggregarsi, socializzare e sentirsi parte di una comunità. 
La sfida più importante è proprio quella educativa: è necessario continuare ad accompagnare questi ragazzi nel percorso scolastico e formativo. Avere un'istruzione vuol dire essere capaci di leggere la realtà, sapersi confrontare con il mondo, che sempre più prepotentemente sta entrando in Karamoja, saper operare scelte responsabili. Personalmente vedo una grossa differenza tra un ragazzo che ha studiato e uno che invece non l'ha fatto: il primo diventa capace di pianificare, mentre chi rimane nei villaggi continua a ripetere una storia che è sempre uguale da centinaia di anni e non ha speranza per il proprio futuro. Sono convinto che le persone formate siano in grado di trovare soluzioni a problemi endemici, come l'aridità, l'insufficienza della produzione agricola, le malattie. 
Mi viene in mente Michael, un ragazzo di 16 anni che sponsorizziamo nel suo percorso scolastico. Veniva spesso a lamentarsi da me la domenica perché aveva fame e, quando una volta lo interrogai, mi spiegò che era perché i suoi genitori erano via: sua mamma lavorava nei campi e suo papà era da qualche parte con le altre mogli. Qualche tempo dopo si ripresentò e mi disse che da grande lui non avrebbe fatto come suo padre, avrebbe preso una sola moglie e si sarebbe preso cura dei suoi figli, che avrebbe fatto solo dopo aver completato il suo ciclo di studi e aver trovato un lavoro. Questo intendo quando parlo dell'importanza di un'educazione".