Aperte le celebrazioni per i 50 anni del Movimento

Aperte le celebrazioni per i 50 anni del Movimento

"Diventare così importanti da essere poi inutili". Il senso di qualsiasi azione umanitaria sta tutto qui e il vescovo della diocesi di Piacenza-Bobbio Adriano Cevolotto lo sottolinea: "Inutili nel senso in cui si promuove e si genera autonomia: e allora è importante vedere come Africa Mission Cooperazione e Sviluppo lavori con l'Uganda e non solo per l'Uganda".
La sala delle colonne della Curia vescovile è piena: cinquant'anni fa a riempirla erano gli scatoloni dei generi alimentari che Vittorio Pastori era riuscito a raccogliere per l'Uganda, oggi sono volontari e amici, provenienti da tutte le parti d'Italia per celebrare il cinquantesimo del Movimento.
Alla base di tutto c'era lui, un oste di Varese diventato poi sacerdote: "Per tanto tempo quella di don Vittorione è stata considerata solo un'impresa e lui un imprenditore – fanno notare i presidenti di Africa Mission e Cooperazione e Sviluppo don Maurizio Noberini e Carlo Antonello – ma lui poi ha voluto diventare sacerdote proprio perché si sentiva un cristiano".
"Un cristiano di pasta dura che metteva in guardia gli altri dall'essere cristiani di pastafrolla" sottolinea don Noberini: i pannelli delle mostre, allestite sia in Curia sia in Cattedrale, lo raccontano. Raccontano don Vittorione, ma soprattutto il Movimento che oggi conta centinaia di volontari e collaboratori in diverse sedi d'Italia: molti sono stati presenti al convegno "50 anni in Uganda: la scelta del grembiule" che ha aperto l'anno di celebrazioni in Curia ed è stato coordinato dalla giornalista Betty Paraboschi. A intervenire sono stati i rappresentanti delle istituzioni piacentine: il sindaco Patrizia Barbieri e il consigliere regionale Katia Tarasconi hanno sottolineato l'importanza di avere a Piacenza una realtà come quella di Africa Mission Cooperazione e Sviluppo. Il vescovo Cevolotto ha evidenziato "la bellezza di vedere come da un solo uomo sia potuto partire tanto: è come un piccolo chicco che cade nella terra e fa nascere una grande pianta".
Una pianta i cui volontari hanno radici in due Paesi: in Uganda il gruppo ha registrato un filmato di saluti proiettato insieme a quello del direttore Carlo Ruspantini, assente per covid.
"Oggi, dopo tanti anni, non riesco a partecipare ma nello stesso tempo mi sento vicino alla nostra organizzazione e a tutti i volontari e collaboratori che ne fanno parte – spiega Ruspantini – il cinquantesimo è una grande occasione per dare nuova forza e vigore al nostro impegno: il Movimento è importante non solo per i tanti poveri dell'Uganda e del Karamoja, ma anche per le nostre comunità e le nostre vite".
Don Antonio Parrillo del Gruppo di Bucciano ha portato i saluti da parte di tutti i volontari, ricordando anche l'importanza di "fare memoria della scelta fatta di entrare nel Movimento". Monsignor Giancarlo Dallospedale, in rappresentanza del Centro missionario diocesano, ha tratteggiato l'impegno piacentino dei missionari in Uganda che inizia cinquant'anni fa da don Vittorione e dai suoi volontari e arriva fino a oggi.
A seguire in Cattedrale si è svolta la messa celebrata da monsignor Cevolotto che ha poi inaugurato la mostra "Fratelli d'Uganda", allestita in Duomo fino al 12 aprile: a illustrare i pannelli è stata la volontaria del Movimento Renza Malchiodi.